Dopo più di un anno, torno a scrivere sulle pagine del mio blog.
L'occasione mi è stata data dalla pubblicazione del romanzo "Fragile, Reverendo nel West" che ha scritto il mio vecchio amico Giovanni Mattia.
Dopo aver letto il libro, ho pensato di fare un'intervista a Giovanni, visto che non capita tutti i giorni di avere "a portata di penna" l'autore del libro appena letto.
Come sempre...buona lettura!
- Ciao Giovanni, innanzitutto ti chiedo: perché scrivi?
- Hai da poco pubblicato un romanzo western, dal titolo “Fragile, Reverendo nel West”. La scelta del genere Western può apparire singolare, e perfino non molto popolare, quindi perché un Western?
Un ulteriore
motivo per cui ho scelto il Western riguarda la possibilità di imporre regole
nuove ad un mondo che ha leggi tutte sue. Mi piaceva l’idea di offrire un punto
di vista e una chiave di lettura diversa su questo genere molto standardizzato.
- Perché hai scelto questo nome, Fragile, per il tuo personaggio principale?
- Fragile è un reverendo che improvvisamente sente che la sua città gli sta stretta, e decide quindi di partire verso le lontane terre dell’ovest, per la sua missione di evangelizzazione. Questo evento, che è la causa scatenante di tutto il romanzo, cosa ci racconta di te e della tua vita?
- Quindi anche tu, come i tuoi personaggi, ti senti stretto a Piazza Armerina e vorresti fuggire?
- Il romanzo è costellato di personaggi che inizialmente sembrano cattivi, depravati o pericolosi, che poi però spesso si rivelano delle brave persone, e i loro atteggiamenti sono sempre dovuti a qualcosa che hanno vissuto in passato. Cosa ci vuoi dire? Ci sono riferimenti alla tua esperienza di vita? Qualcuno potrebbe addirittura definire “buonista” un punto di vista simile. Cosa risponderesti?
Più che
buonista, il punto di vista del romanzo dà fiducia e possibilità di redenzione ai
personaggi “negativi” del romanzo, non lasciando il cattivo nel suo stato
originale ma raccontando la sua evoluzione.
- I western di solito sono caratterizzati da pistoleri e saloon (che non mancano nel tuo romanzo) piuttosto che da preti. Il protagonista del tuo romanzo è invece un reverendo che vuole evangelizzare le masse: perché hai scelto questo tema? Perché la religione?
Inoltre questo
tema mi ha permesso di indagare sulle difficoltà di ogni essere umano di
accettare il diverso. Nel Far West un Reverendo era un diverso. La paura del
diverso fomenta il nostro odio verso qualcosa che noi non codifichiamo come
familiare. Credo che ai nostri tempi abbiamo bisogno di parlare e analizzare la
paura del diverso. Io ho provato a raccontare come le leggi del West abbiano
individuato in un reverendo un personaggio ostile.
- Spesso il reverendo dichiara di essere convinto che la potenza del messaggio evangelico può sconfiggere tutto e superare qualsiasi ostacolo, ma a volte sembra dirlo più che altro per cercare di autoconvincersi. Cosa significa? Anche tu hai le stesse convinzioni di Fragile?
- Lungo il libro, emerge inoltre la tua predilezione per i personaggi vagabondi, sfaticati, buoni a nulla e perdi-tempo. Quelli che in un certo senso sono “fuori dal sistema” (per scelta propria o altrui). Da dove viene questa tua preferenza nel creare tali personaggi?
Quando
andando in giro vedevo uomini ridotti all’osso nei bar e rimanere immoti per
ore e ore a osservare non si sa che cosa, mi sono chiesto: cosa starà pensando?
Perché vive in questo suo strano mondo? Perché si è ridotto così? Ciò mi ha
spinto a inserire sfaticati e perdigiorno come personaggi in molti miei scritti
o a renderli a protagonisti. Chi è fuori dal sistema nei miei scritti ha subito
un danno irreparabile dal sistema stesso, che lo ha spinto a fuggire e cercare
altre strade.
- Se esiste, qual è il messaggio complessivo che vuoi trasmettere con la storia di Fragile?
In fondo, il
titolo dà un’idea di cosa si possa trovare nel romanzo: può un uomo Fragile
essere degno di reverenza nel West? E se poi è considerato un diverso? Nel
mondo di oggi riusciamo ad accettare le nostre debolezze e quelle altrui?
- Capisco. Tu stesso ti senti fragile e indeciso?
- Ok, adesso dimmi una canzone, un film e un quadro che si potrebbero collegare al tuo libro.
Una canzone che si potrebbe collegare al mio libro è uno dei pezzi più tradizionali e replicati dagli americani: “Man in constant sorrow”.
Il film è
“Fratello dove sei” (titolo originale “O Brother, Where Art Thou?”, la cui
colonna sonora è proprio Man in constant sorrow). Il film racconta di
un’odissea di tre uomini alla ricerca di un tesoro che non c’è. Un viaggio, un
punto di arrivo, una ricerca in un mondo mitico e nel quale è possibile
raccontare mille storie.
Il quadro a
cui penso e che mi ha sempre accompagnato negli anni in molte riflessioni è
“Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?” di Paul Gauguin, che pone tre
domande esistenziali che da secoli mettono in dubbio le reali potenzialità
dell’uomo.
- Bene, grazie per la disponibilità. Prima di salutarci un’ultima domanda: stai già lavorando a qualcosa di nuovo?