Ho appena letto una breve testimonianza su Pio La Torre.
Si parla di lui, del suo assassinio e della manifestazione di Comiso contro i missili americani.
C'erano pure i miei genitori a quella manifestazione.
Chi parla è Rosolino Cottone, amico intimo di Pio, ex partigiano.
Nome di battaglia: "Esempio".
Mi chiamo Rosolino Cottone, di Palermo, ho 80 anni. Ho fatto il partigiano sull'Appennino tosco-emiliano con la 31° Brigata Garibaldi. Per quell'esperienza mi hanno fatto fare la guardia del corpo prima a Li Causi e poi a La Torre...
Con Pio abbiamo cresciuto insieme. Io gli andavo sempre dietro. Ero armato, certo, ma l'arma non me la vedevano mai.
Con La Torre eravamo due fratelli. Lui era uguale a noi, era un combattente. Poi io sono diventato anziano.
La cosa che più ricordo di lui quella mattina a Palermo, che lui non si meritava di morire. In che senso mi ricordo? L'autista di La Torre si chiamava Di Salvo, e a lui non ci arrivò la mente che quando camminava con la macchina, quella mattina un'altra macchina ci andava dietro.
La Torre abitava in corso Pisani e la sera prima mi dice a me: "Cottone, mi raccomando, domani mattina verso le otto a casa mia". Alle otto ero lì, ma che ne sapevamo che gli assassini erano già lì anche loro? Erano giù.
In casa La Torre dice a Di Salvo: "Fai il caffè a Rosolino, che deve andarmi a fare delle commissioni". Io ho preso il caffè e sono andato. Arrivo in federazione verso le nove e mezzo e il portiere appena mi vede mi urla:"Cottone! Ammazzarono a La Torre e Di Salvo".
"Ma cosa dici?", urlai io, ma corsi via come un dannato, la polizia cercò di bloccarmi, ma urlavo dalla rabbia e mi fecero passare e arrivai alla macchina tutta insanguinata.
La Torre è sepolto qui, ai Cappuccini. Si può entrare ai Cappuccini, sulla lapide c'è scritto il suo nome. Era un bravissimo compagno, duro e forte.
Mi dice a me, eravamo a Comiso, la mattina del grande comizio. C'erano tanti contadini, tanti operai venuti a Comiso per il discorso di La Torre, erano più di cinquemila anche dai paesi attorno.
Allora La Torre mi dice a me: "Comandante ma pecchè sono accussì poco?", così mi parlava, e io gli faccio: "Scusa La Torre, sono più di cinquemila. Tu quanti ne vuoi?", ci faccio a lui.
Non si contentava mai, voleva sempre di più nella lotta popolare.
Qua dentro ci troverete di tutto: notizie di cronaca, memorie del passato, scoperte scientifiche, libri da leggere, notizie musicali, ironiche, politiche e tanto altro, ma sempre all'insegna della curiosità intellettuale. Enjoy it!
giovedì 31 maggio 2012
Mio fratello aviatore - Bertolt Brecht
Ieri sera, pensando al mio esame di tedesco alla maturità, mi è tornata in mente questa poesia.
Molti di voi la conosceranno già, ma la voglio fermare, appuntare, ricordare.
E' una poesia secca, sarcastica, amarissima.
Buona lettura.
Avevo un fratello aviatore.
Un giorno, la cartolina.
Fece i bagagli, e via,
lungo la rotta del sud.
Mio fratello è un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno
di spazio; e prendersi terre su terre,
da noi, è un vecchio sogno.
E lo spazio che s'è conquistato
è sui monti del Guadarrama.
E' di lunghezza un metro e ottanta,
uno e cinquanta di profondità.
lunedì 28 maggio 2012
Come conquistare una radical-chic.
Oggi una mia amica mi ha mandato il link di questo post, scritto sul blog MAMMAbuttaLAPASTA.
Un decalogo ironico su come conquistare una ragazza radical-chic, ultima frontiera dell'omologazione.
Buon divertimento!
Le radical-chic si sa, piacciono
un po’ a tutti.
sarà
per quel capello da ‘la casa nella prateria’ o per la possibilità di sentirci
fighi offrendogli una menabrea da 2 euro.
MAMMAbuttaLA PASTA vi da le mosse
giuste per limonarvi duro una radical senza troppi sbattoni, evitando
appuntamenti in locali osceni e puzzolenti tipo il frida o il Biko e per i più
arguti la possibilità addirittura di farsela senza avere la tessera ARCI.
1-
aprite il cassetto e recuperate il nokia 3310 che avevate in prima liceo,
nascondete per bene il vostro Blackberry
2-
ripulite il vostro profilo di facebook da tutte le foto di troione mezze nude
e post sul calcio
3-
predisponete casa vostra come segue:
andate
al libraccio sui navigli o ai mercatini ed acquistate rigorosamente usati:
Libri di flaubert, zola, verga, rimbaud, verlaine, Baudelaire e Svevo.
Riponeteli tutti nella vostra libreria di design accanto alla discografia di Sergio Cammariere e di Guccini, ad eccezione di un testo che lascerete in bella vista sul tavolino del salotto accompagnato ad una copia de ‘L’internazionale e ad un sigaro mezzo fumato.
Libri di flaubert, zola, verga, rimbaud, verlaine, Baudelaire e Svevo.
Riponeteli tutti nella vostra libreria di design accanto alla discografia di Sergio Cammariere e di Guccini, ad eccezione di un testo che lascerete in bella vista sul tavolino del salotto accompagnato ad una copia de ‘L’internazionale e ad un sigaro mezzo fumato.
Appendete
alle pareti le foto che ritraggono voi tra gli altopiani del
Nepal.Possibilmente in Bianco e nero
4-
invitatela allo spazio oberdan per un qualunque evento, meno gente ci sarà più
punti avrete guadagnato.
(è un evento di nicchia sai, non tutti possono capirlo e c’è da dire che anche il fatto che sia alle 4 di pomeriggio non aiuta, molti lavorano ma potrebbero chiedere un permesso, la cultura prima di tutto)
(è un evento di nicchia sai, non tutti possono capirlo e c’è da dire che anche il fatto che sia alle 4 di pomeriggio non aiuta, molti lavorano ma potrebbero chiedere un permesso, la cultura prima di tutto)
5-
presentatevi in bicicletta fischiettando ludovico einaudi con le clarks ai
piedi
6-
finito l’evento invitatela a casa vostra per un aperitivo. (fondamentale aver
già perfettamente attuato punto 3)
7-
mettere in sottofondo la musica di john coltrane
8-
preparate un aperitivo tutto bio
9-raccontatele
di quanto milano sia diventata invivibile e ditele che il vostro sogno è aprire
una trattoria a Gubbio:
rimarrà a bocca aperta
rimarrà a bocca aperta
10-
approfittatene e limonatela.
venerdì 25 maggio 2012
Da un ghazal di Hafez
Ho letto questa parte di un ghazal, un tipo di componimento di origine persiana, poi diffuso anche in lingua pashtu, kashmiri e infine anche in inglese e tedesco.
Questo ghazal fu scritto da Hafez, il più importante scrittore di ghazal, vissuto nel XIV secolo.
Mi è piaciuto, spero anche a qualcun altro che lo leggerà.
Buona lettura.
Giuseppe ritornerà nella terra di Canaan, non piangere,
il deserto diventerà un giardino di rose, non piangere.
Dovesse arrivare il diluvio e annegare ogni creatura vivente,
Noè sarà la tua guida nell'occhio del ciclone, non piangere.
Questo ghazal fu scritto da Hafez, il più importante scrittore di ghazal, vissuto nel XIV secolo.
Mi è piaciuto, spero anche a qualcun altro che lo leggerà.
Buona lettura.
Giuseppe ritornerà nella terra di Canaan, non piangere,
il deserto diventerà un giardino di rose, non piangere.
Dovesse arrivare il diluvio e annegare ogni creatura vivente,
Noè sarà la tua guida nell'occhio del ciclone, non piangere.
venerdì 18 maggio 2012
Silenzio e parola
Il brano che riporto è tratto dal messaggio di Benedetto XVI per la 46° giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
Non ho scritto il nome dell'autore nel titolo per evitare che qualcuno con i soliti pregiudizi evitasse di leggerlo solo per questo.
Le tematica del silenzio e la sua sacralità mi ha sempre attirato.
Spero farà riflettere anche voi.
Buona lettura.
Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena.
Nel silenzio, ad esempio, si colgono i momenti più autentici della comunicazione tra coloro che si amano: il gesto, l’espressione del volto, il corpo come segni che manifestano la persona. Nel silenzio parlano la gioia, le preoccupazioni, la sofferenza, che proprio in esso trovano una forma di espressione particolarmente intensa. Dal silenzio, dunque, deriva una comunicazione ancora più esigente, che chiama in causa la sensibilità e quella capacità di ascolto che spesso rivela la misura e la natura dei legami. Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio. Una profonda riflessione ci aiuta a scoprire la relazione esistente tra avvenimenti che a prima vista sembrano slegati tra loro, a valutare, ad analizzare i messaggi; e ciò fa sì che si possano condividere opinioni ponderate e pertinenti, dando vita ad un’autentica conoscenza condivisa. Per questo è necessario creare un ambiente propizio, quasi una sorta di “ecosistema” che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni.
martedì 15 maggio 2012
L'omelia di Sagunto contro i mafiosi - Card. Pappalardo
Leggendo
un libro, ho saputo della famosa "Omelia di Sagunto" pronunciata dal
Cardinale Pappalardo il 4 settembre 1982, al funerale del Generale Carlo
Alberto Dalla Chiesa e di sua moglie Emmanuela Setti Carraro. Uccisi dalla
mafia.
La domenica successiva, la messa
che Pappalrdo celebrava all'Ucciardone, fu disertata da tutti i detenuti.
Buona lettura.
Non è
facile per me, pastore di questa Chiesa, dire, e per voi, alte autorità dello
Stato, del parlamento e del governo – alla significativa presenza del signor
presidente della Repubblica e di tutto questo popolo – ascoltare quanto la
tristissima circostanza in cui ci troviamo comporta che si dica e che si ascolti.
Ancora un delitto, come se i tanti che si sono succeduti non bastassero, un
delitto che ha colpito a morte un personaggio qualificatissimo, non solo nella
nostra città ma in tutta la nazione, ricolmo di riconosciuti meriti per i
molteplici servizi resi alla società italiana: il generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa, prefetto di Palermo, uccidendone anche la giovane consorte e ferendo
gravissimamente l’agente di scorta: vittime tutte dell’adempimento del loro
dovere.
Che dire? Mi pare che altro non possiamo se non ripetere e fare nostro il brano
del libro delle Lamentazioni del profeta Geremia che abbiamo letto: Siamo
rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… la continua esperienza
del nostro incerto vagare, in alto e in basso… del nostro penoso
disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e
veleno… (cfr. Lam., 3, 17-19). Subiamo tutti la stessa pericolosa tentazione
del Profeta medesimo: che il nostro spirito si deprima e si accasci dentro di
noi!
Dinanzi al ripetersi di tanti delitti, e così efferati, in tutto il suolo della
nostra Italia, ed in alcune regioni in modo particolare, dobbiamo prendere
sempre più coscienza, ognuno per la parte e per la responsabilità che lo
riguarda, di quanto presenti, forti e tracotanti siano le forze del male che
operano nella nostra società, per tutelare e difendere i loschi interessi di
potenti fazioni, variamente denominate, terrorismo, camorra, mafia… che
possono permettersi di affrontare apertamente lo Stato, offendere ed umiliare
le sue istituzioni, colpire i suoi uomini migliori.
Forze del male che non sono realtà astratte… non fantastici organismi ma
persone vive e reali, possedute internamente dal Demone dell’odio, quasi
incarnazione di quel Satana, nemico di Dio e dell’uomo, che nella Scrittura è
detto «Omicida fin dall’inizio» (Gv., 8, 44) ed ispiratore di tutti gli omicidi
che si sono effettuati sulla faccia della terra, da quel primo di Caino sino ai
tanti dei nostri giorni. «Chi non ama» ci ha ricordato l’Apostolo Giovanni
(Gv., 3, 44) «rimane nella morte» e diventa operatore di morte sulla faccia
della terra, destinato anche lui alla morte eterna se, rigettato l’odio, non
ritorna al culto dell’amore cristiano dei fratelli e al rispetto per la vita.
Si sta sviluppando invece – e ne siamo costernati spettatori – tutta una catena
di violenze e di vendette tanto più importanti perché, mentre così lente ed
incerte appaiono le mosse e le decisioni di chi deve provvedere alla sicurezza
e al bene di tutti – siano privati cittadini che funzionari ed autorità dello
Stato – quanto mai decise, tempestive e scattanti sono le azioni di chi ha
mente, volontà e braccio pronti per colpire… Sovviene e si può applicare una
nota frase della letteratura latina, di Sallustio, mi pare: «Dum Romae
consulitur … Saguntum expugnatur», mentre a Roma si pensa sul da fare, la
città di Sagunto viene espugnata dai nemici! E questa volta non è Sagunto ma
Palermo. Povera Palermo!
È morto il prefetto Dalla Chiesa, è morta con lui la sua giovane consorte, a
lui recentemente unitasi più per condividere l’atroce immediata fine che non
per passare insieme tranquilli anni di vita; è anche questo un aspetto che
mostra la spietatezza, la durezza di cuore di chi ha deciso e di chi ha agito:
insensibilità e durezza che potrebbero passare anche in una opinione pubblica
talmente assuefatta a sì atroci delitti, da non più reagire col raccapriccio
per l’accaduto e con la dovuta pietà nei riguardi delle vittime e dei loro
sconsolati parenti!
Ma io vorrei che tutti, a cominciare dalla venerata mamma del generale, dai
figli, dai fratelli, da tutti gli altri congiunti: anche della gentile signora,
fossimo capaci di formulare in questo drammatico momento un grande, anche se
difficile e sofferto atto di fede, sempre riferendoci alle parole del profeta
Geremia che abbiamo prima ascoltato: «le misericordie del Signore non sono
finite, non è esaurita la sua compassione, ma sono rinnovate ogni giorno…
grande è la sua Fedeltà…, buono è il Signore con chi spera in lui… con l’anima
che lo cerca… È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore…» (cfr.
Lam., 3, 22-26).
Ecco il grande silenzio della morte… Ecco anche la grande nostra intima e
silenziosa attesa della fede… capaci tutti di ripetere al Signore, anche se con
l’ultimo straziante grido di chi muore su una croce: Gesù, ricordati di me
quando sarai nel tuo Regno… ed aspettare la sua immancabile risposta, quella
che noi auspichiamo sia stata già riservata agli spiriti eletti del fratello
nella fede Carlo Alberto e della sorella Emmanuela: «oggi sarete con me nel
Paradiso» (Lc, 23, 42).
venerdì 11 maggio 2012
Essere competenti, con ironia.
Qualche giorno fa, preparando un'attività per gli scout, ho trovato questo racconto ironico.
Il tema generale è quello della competenza, comunque si possono trovare diverse chiavi di lettura, secondo me.
Buona lettura
In una nota azienda multinazionale un sistemista è
stato chiamato per aggiustare un computer molto grande ed estremamente
complesso… un computer del valore di 12 milioni di Euro.
L’esperto di informatica, seduto
di fronte allo schermo, preme un paio di tasti, asserisce con la testa, mormora
qualcosa a se stesso e spegne il computer.
Poi estrae un piccolo cacciavite
dalla tasca e dà un giro e mezzo ad una minuscola vite.
A questo punto, accende il
computer e verifica che funziona perfettamente.
Il presidente dell’azienda è
felicissimo e si offre di pagare il conto immediatamente.
“Quanto le devo?” chiede.
“Sono Mille Euro, per cortesia”
risponde il sistemista.
“Mille Euro? Mille Euro per pochi
minuti di lavoro? Mille Euro per stringere una semplicissima vitina? Mi rendo
conto che il computer vale 12 milioni di Euro, ma mille Euro mi sembra una
cifra veramente esagerata. Pagherò solamente se mi manderà una fattura
dettagliata che giustifichi una cifra del genere.”
Il sistemista acconsente con un cenno e se ne va.
Il mattino dopo il presidente
riceve la fattura, la legge attentamente, asserisce con la testa e la paga
immediatamente, senza una lamentela.
Sulla fattura è scritto:
Servizi effettuati:
– Avvitamento di una vitina: EURO
1
– Sapere quale vitina avvitare:
EURO 999.
mercoledì 9 maggio 2012
Per Peppino, da Pino Manzella (9-11-78).
Oggi è il 9 maggio, e vorrei essere lì a Cinisi anche quest'anno.
Voglio tenermi lontano dalla retorica che ho letto in questi giorni.
Solo questa poesia, senza altre parole.
Buona lettura.
Oggi hanno deciso
che sei stato ucciso.
Per tre mesi
ti hanno trattato
da terrorista,
suicida
per i più generosi. Oggi
ero quasi allegro,
soddisfazione amara
saperti accettato
morto ammazzato.
domenica 6 maggio 2012
O fumarazz - Tanino Platania
Continuo con il gallo-italico.
Ho passato l'ultima ora a leggere poesie a mia nonna, e, ad ogni due versi, mia nonna aveva altri mille ricordi e mille cose da aggiungere.
Ne pubblico una che ci ha fatto veramente ridere. Ed è perfettamente attuale.
Mi spiace davvero che la fruizione sia riservata quasi esclusivamente ai piazzesi, ma ancora di più mi spiace che, anche tra gli stessi piazzesi, molti non la potranno comprendere, visto che la nostra lingua va perdendosi ogni giorno (e non può non tornare in mente quello che ci diceva Buttitta a proposito).
Buona lettura.
Ho passato l'ultima ora a leggere poesie a mia nonna, e, ad ogni due versi, mia nonna aveva altri mille ricordi e mille cose da aggiungere.
Ne pubblico una che ci ha fatto veramente ridere. Ed è perfettamente attuale.
Mi spiace davvero che la fruizione sia riservata quasi esclusivamente ai piazzesi, ma ancora di più mi spiace che, anche tra gli stessi piazzesi, molti non la potranno comprendere, visto che la nostra lingua va perdendosi ogni giorno (e non può non tornare in mente quello che ci diceva Buttitta a proposito).
Buona lettura.
Cuncè….Cuncè…!
Fulì..ch
ggh’è…?
T’r’gordi,
quann carusgetti,
Annav’mu
a z’rchè
Nu
fumarazz ‘mpuru i cauzzetti?
Beddi
tempi…Cuncè!
Beddi
tempi, ‘na cucca…Fulì!
Ungh
z’rcava e f’rriava
F’rriava
e z’rcava
Còm
s’avèa sfamè,
e
tu m’ veni a dì: beddi tempi..Cuncè!?!
Je
t’vulea di “beddi tempi”,
p’rchè
èr’mu tutti döi carusgetti,
e
tutt era ‘ngiö d’frretti.
Öra
ch’avöma a nostra età
Tutt
par ch passà:
fàm,
stenti e puv’rtà!
Fulì…!
O sì sturdù
O
nan ggh smecchi ciù!
S’
sbaracchi l’öggi, pöi ved ch
Fàm,
stenti e puv’rtà
I
trovi ancöra zzà!
Mönn
ha stàit e mönn è…
A
propos’t…Cuncè,
l’autra
giurnàda
“sta
bedda giuv’ntù”
Z’rànn
e f’rriànn,
z’rcava
p’Ciazza ‘n Sinn’ch
valent
e cingh d v’rtù…
Fulì,
u ponu annè a z’rchè
Unna
iè iè: o mont, o ciàngh
O
mpuru nu palazz…………
A
basta ch nan vanu o fumaràzz!
giovedì 3 maggio 2012
U Tre d' Maju - Pino Testa
Oggi è il 3 maggio, e per Piazza Armerina
ed i Piazzesi, è un giorno di festa molto importante, la festa paesana, la
festa della Madonna. Il 3 maggio di oggi è molto diverso da quello di alcuni
decenni fa, oggi siam tutti chiusi tra le recinzioni delle nostre belle
villette e campagne.
Ma prima non
era così, si stava tutti insieme: "S'gnöri e no, tutti
'mp'rp't'gghiadi..."
Allora sono
andato a tirar fuori un poesia in gallo-italico (l'antica lingua Piazzese),
scritta da Pino Testa.
La comprensione
del testo non è semplicissima, soprattutto per chi non è di Piazza Armerina
(ancora meno per chi non è siciliano).
Ma questa è una
poesia che parla al cuore fatalista, malinconico e romantico del Piazzese
" 'ca rad'cada".
Buona lettura
S’
pènz au trè d’ maiu d’ na vota,
Na
s’l’nziösa ddàrma p’cchiulia
Pr’
cösta festa sculurùa e morta,
d’
cödda età ch’ ormai nan è ciù mia.
Putèva
avèr…na d’sgina d’anni;
I
cauzi curti e ca sciaccazza ‘ncù,
senza
i p’nzeri d’öra e i malanni
ch’fannu
vègghi e cini d’ bubù.
Trivulu
‘ncasa e spass d’vanèdda,
festa
nan ggh’era ch’nan era mia.
E
ddà, ni fumarazzi, gadd’nèdda,
‘nfina
ch’u sö st’nnèva a so pùdia.
Menzaöst,
Natali, Carr’ver…
A
Santa Pasqua, e dönca U Trè d’ Maju,
Festi
ch’scavrninu nu p’nzer,
com
a dd’picchch’ nan tröva u taiu.
Ma
U Trè d’ Maju, pr’ mì era l’evènt
Ch’
m’ ncastràva tutta na giurnàda,
o
ggh’era tèemp böngh o tèmp tènt,
nan
ma p’rdeva mai sta scampagnàda.
Darrera
du st’nnard da V’gnera,
cu
m’caör o codd e u brannunett,
giava
‘nzemu aal’autri na priora
cu
tutta a vösg ch’ggh’era nu mi pett.
Scaccià
da födda e cua buzzetta cina
d’calia,
d’lupini e m’nnulicchi
au
sö d’maju, l’arma mia sc’ntina,
ggh’cunf’dava
tutti i soi sv’rticchi.
Öra
taliava a cörsa inta i sacchi,
cödda
di scecchi cu l’öggi ‘ntuppadi…
a
gioia ca st’gghiola e i barracchi
cini
d’calia e pupi ‘nzuccaradi.
“Ma
quant’ è bedda sta cauda calia!
T’
squagghia ‘mböcca…chi beu t’rröngh’…!
Pupi
d’zzuch’r’…cosi d’vaglia”
Era
M’nnedda, p’cöss, maströngh’!
U
volu di baluni, i fiacculadi
e
i tavuladi’nterra o nu bancöngh’.
Ch’tarri
e m’nnuòi menzi scurdadi
T’cumpagnav’nu
a sol’ta canzöngh’:
sciuri, sciuri…
sciuri di tuttu l’annu,
l’amuri ca mi dasti
ti lu tornu…
Caccaciuliddi,
frosgi, övi bugghiui,
cavagli
d’ ‘nzaladi, i saschi u vingh’…
brusgiul’tini
chi sardi rustui
e
rr’tt’venti cöiti a do mattingh’.
S’gnöri
e no, tutti ‘mp’rp’ttghiadi,
garagghiuleddi
cu sciallet a picch’…
carusgi
schietti tutti ‘mpumatadi
ch’
scaluriav’nu cini d’lamich.
Festa
nostrana, festa d’culöri;
p’
‘ngiörn tutt’Ciazza era o ‘Ndrizz
unna
scacciava i last’mi e i d’löri,
mannann
tutt e tutti ad a gaddizz.
Quant’
r’gordi trivuli e sf’ziösi
Ch’
scritti sunu zzà, n’ cöst cör!
Ciù
tèmp passa e ciù sunu d’siösi
Com
a ddi zitti quann su n’amör.
E
quann all’angiu sunava a vamarìa,
sf’rrà
d’sonn, nan ggh’a fasgèva ciù,
‘nsurdina
m’giungeva u grìa grìa
Du
mastr a calia cu l’urt’m salù:
“Ma
quant’ è bedda sta cauda calia!
T’
squagghia ‘mböcca…chi beu t’rröngh’…!
Pupi
d’zzuch’r…cosi d’vaglia…
Dama
ch’è l’urt’ma du caudaröngh’!”
Guida da te la tua canoa - Robert Baden Powell
Quando ero giovane c'era in voga una canzone popolare:
«Guida la tua canoa» con il ritornello»
«Non startene inerte, triste o adirato
Da solo tu devi guidar la tua canoa».
Questo era davvero un buon consiglio per la vita.
Nel disegno che ho fatto,
sei tu che stai spingendo con la pagaia la canoa,
non stai remando in una barca.
La differenza è che nel primo caso tu guardi dinnanzi a te,
e vai sempre avanti, mentre nel secondo non puoi guardare
dove vai e ti affidi al timone tenuto da altri e perciò
puoi cozzare contro qualche scoglio, prima di rendertene conto.
Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo.
Altri ancora preferiscono imbarcarsi passivamente,
veleggiando trasportati dal vento della fortuna o dalla corrente
del caso: è più facile che remare, ma egualmente pericoloso.
Preferisco uno che guardi innanzi a sé e sappia condurre
la sua canoa, cioè si apra da solo la propria strada.
Guida tu la tua canoa.
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