23 luglio, ore 18.25: Piena preparazione del campo estivo.
Mi squilla il telefono, guardo il display, è don Ettore, rispondo.
“Ciao Marco come va? Ti devo fare una di quelle domande a cui bisogna rispondere si o no su due piedi senza pensarci troppo..”
“Vai vai dimmi tutto”
“La nostra parrocchia ha la possibilità di mandare gratuitamente un giovane alla GMG di Madrid: abbiamo pensato a te, ci vuoi andare? Mi devi dare una risposta immediata, in questo stesso momento”
“…..SI OK!!!”
“Bene, domani alle 10.00 vai a montagna Gebbia, il Vescovo farà la consegna del mandato, e buon viaggio!”
Fine chiamata.
Ecco com’è iniziata la mia avventura: una “chiamata”, ed un “si” , un “eccomi” detto senza pensarci su troppo.
Lo so, le “chiamate” e i “si” sono ben altri, ma lasciatemelo dire ugualmente.
El mundo. The world. Der Welt. Le monde.
Lo puoi dire in tutte le lingue che vuoi, ma è la prima cosa che pensi appena arrivi a Madrid: Il Mondo!
Arrivato all’aeroporto, ti tuffi subito in un bagno di colori, suoni, e voci che non ti aspetti.
Lasciate a casa le vostre aspettative, perché alla GMG non potete mai sapere cosa vi aspetta.
Il nostro gruppo è formato da tanti ragazzi di Gela, qualcuno di Enna e qualcUNO(!) di Piazza Armerina.
Il viaggio è un’esperienza che unisce sempre, dopo un po’ ci si inizia a sentire compagni di viaggio, e infatti è proprio così che è andata. Io ho un diario con me, scrivo quasi sempre quando sono in viaggio, ma questo sarà uno dei diari più forti e pieni di emozioni che mai scriverò.
Il giorno dopo l’arrivo c’è il primo grandissimo bagno di folla in Piazza Cibeles, per la messa di benvenuto. Musica, balli, facce sorridenti che ci accompagneranno per tutta la settimana. Quello che mi colpisce subito è la grandissima varietà di nazionalità, inizio quindi a scattare foto con tutte le bandiere che incontro: Guatemala, Filippine, Angola, Ghana, Giappone, Canada, Germania, Korea, USA, Brasile, Francia, Argentina, Uruguay e tante altre di cui ancora non so neanche da dove provengano.
Quando ci sediamo (a terra ovviamente, anzi, sull’asfalto a una temperatura approssimativa di 45°C), mi ritrovo vicino a degli scozzesi e a dei tedeschi, oltre agli immancabili italiani!
Il coro “Italiano batti le mani” è già la hit più sentita per tutte le strade di Madrid, e siamo ancora solo al primo giorno!
Dal frastuono riusciamo a passare al silenzio (quasi)perfetto durante la messa. Non so in che modo, ma è proprio vero.
Noi non abitiamo a Madrid, ma in una città che si trova più a Sud: Leganes. Dormiamo nei locali della parrocchia, i volontari che ci assistono sono Brajan, Kally, Manuel e altre signore, più padre Israel. I volontari ci colpiscono subito per la loro accoglienza e disponibilità, quando possono cercano sempre di venire con noi e stare insieme a noi il più possibile.
Per fare la doccia bisogna camminare ogni mattina per 10 minuti all’andata e altrettanti al ritorno, alcuni all’inizio si lamentano, ma io per fortuna sono abituato a situazioni peggiori e la prendo come una buona passeggiata mattutina.
Nei giorno successivi iniziano le catechesi, e contemporaneamente il legame tra noi inizia a crescere, spinto dal confronto inevitabile sulle tematiche che ci vengono proposte. Il nostro vescovo dà il meglio, coinvolge tantissimo, riesce a creare un’atmosfera familiare in cui molti riescono ad aprirsi sulla loro esperienza di incontro con Gesù, e non mancano le lacrime.
Una frase del Vescovo Pennisi a metà fra ironia e serietà mi rimane in mente: “Gesù è vivo, noi non siamo seguaci di un morto, altrimenti saremmo dei beccamorti!”. Risate ed applausi.
Dentro di me la domanda che il vescovo ci pone si fissa perentoria: Chi è per me Gesù? Me lo chiederò molte volte durante questi giorni, e me lo continuo a chiedere anche adesso.
Il rapporto tra noi intanto continua a crescere, io stringo un po’ di più con il gruppetto degli ennesi, e così iniziamo a raccontarci le nostre storie, soprattutto durante i continui spostamenti in metropolitana. Abbiamo calcolato che il 20% della nostra permanenza totale a Madrid sia trascorsa in metropolitana.
Una sera padre Israel ci propone una doccia un po’ strana: un assalto alla fontana del parco vicino la parrocchia!!
Si forma un gruppetto di “arditi” (nel quale io non posso mancare di certo) e armati di asciugamani e sapone ci dirigiamo verso la fontana, sotto gli occhi stupiti della gente.
Libertà. Ecco la sensazione che ho provato “può sembrare banale” scriverò poi nel mio diario, “ma è quello che ho provato.”
Arriva il giorno della Via Crucis, e (guarda caso) è il giorno più difficile per me: tantissima gente, e il posto da noi scelto per sederci mi sembra sbagliato, chiudiamo quasi completamente il passaggio per tutti gli altri. Il mio disappunto cresce ogni volta che qualcuno si secca perché non riesce a passare a causa nostra (secondo me ha ragione). Mi incavolo, decido quasi di allontanarmi , ma poi le ragazze di Enna mi spingono a calmarmi, e così mi infilo le cuffie e mi ascolto un po’ di Balkan Beat Box.
Ancora una volta “sorridi e canta nelle difficoltà”, ma quant’è difficile.
Ed ecco che la Via Crucis coincide con il mio giorno di “passione”. Elaboro questa analogia solo adesso mentre scrivo.
Si arriva così al climax di tutta la GMG: la veglia a Cuatro Vientos, aeroporto militare di Madrid.
Il serpentone mondiale che si snoda per arrivare alla spianata è impressionante, e mentre ci assembriamo all’entrata, mi torna in mente una frase sentita qualche giorno prima: “60 anni fa, queste moltitudini di giovani si spostavano solo con gli eserciti, per fare la guerra. Oggi invece per incontrarci e fare festa insieme.”
Allora penso che se tutti noi giovani riusciremo a fare le giuste scelte, con i giusti orientamenti, quando saremo in posizioni di responsabilità, allora il mondo si può cambiare per davvero.
Utopia? Si vede che non siete mai stati ad una GMG.
La parola spettacolo non rende giustizia a quello che incontri quando arrivi: balli, canti, bandiere, gioia di vivere.
L’Universalità della Chiesa. Più avanti ci ripenserò di nuovo, adesso è il momento di sistemarci bene per la notte da passare sotto le stelle.
Faccio amicizia con un prete indiano che insegna a Roma, mi propone di andare qualche mese con lui in India in una missione salesiana. Mi faccio dare il suo biglietto da visita, forse ci farò un pensierino.
Ed ecco che succede quello che non ti aspetti: dopo giorni di caldo quasi insopportabile, sul mio diario, alle ore 21.26 mi ritrovo a scrivere: “la veglia è iniziata, si sta mettendo a PIOVERE!!”
Cerchiamo subito di affrontare la situazione, usando teli di plastica e gli stessi sacchi a pelo per ripararci.
C’è una gran confusione, ma nel bel mezzo della pioggia e del trambusto, un unico urlo si alza dalla spianata: “Esta es la juventud del papa! Esta es la juventud del papa!”.
Mi sento commosso dall’energia che riescono a trasmettere un milione e passa di giovani sotto la pioggia.
Non riesco a trattenermi, con una scusa esco fuori dal mio riparo, allargo le braccia sotto la pioggia e butto fuori un grido di gioia. Libertà. “Può sembrare banale, ma è quello che ho provato”.
La notte passa in qualche modo, e la mattina il risveglio è caratterizzato dai canti in latino, spagnolo e altre lingue dei cori di diversi ordini di suore e frati.
L’universalità della Chiesa, di nuovo.
La mattinata passa bene (di nuovo caldo come il giorno prima), e durante la messa il Papa ripercorre tutte le tematiche delle catechesi effettuate in precedenza, ed ecco che ritorna quella domanda: chi è per me Gesù?
Tutti iniziamo a renderci conto che l’avventura volge al termine, e ovviamente un po’ di nostalgia ci prende, ma l’allegria della GMG non può finire, e così mi ritrovo a ballare e cantare con delle suore e frati africani (credo). Una suora fa roteare in aria delle corde e intanto le altre cantano e ballano, dirette da un frate di colore alto due metri che assomiglia ad un giocatore di NBA con il saio. Tutto intorno c’è un gruppo di Libanesi che sventolano orgogliosi la loro bandiera con il cedro.
L’universalità della Chiesa, ancora.
È arrivato il momento di tornare a Leganes, un’ultima doccia e poi un po’ di relax con tutti gli altri del nostro gruppo, è un buon momento per cercare di tirare le somme e farsi ancora due risate insieme.
Il giorno successivo è l’ultimo, di mattina andiamo un po’ in giro per Madrid, che inizia già ad essere un po’ meno affollata, e di pomeriggio, intorno alle 19, si va all’aeroporto. Si prende l’ultima metro, il grido “Piazza scendeeee”, ormai diventato un tormentone, risuona per l’ultima volta per le carrozze della metro di Madrid.
La GMG è finita, ma il Papa ci ha dato una missione, portare la gioia, l’allegria e il messaggio di questa settimana in tutto il mondo, in tutte le case.
Radicati ed edificati in Cristo, fermi nella Fede.
Ci proveremo, ci proverò.
Intanto mi porto dentro lo zaino tutti i visi, le voci, i canti, i sorrisi, la stanchezza, le bandiere, i colori e le lingue di questa GMG 2011 di Madrid!
Grande, Marco. Un po' ti invidio... ho valutato troppo alla leggera l'opportunità di partecipare, ora che leggo e sento la tua come altre testimonianze un po' me ne pento... molti i chiamati, pochi quelli che rispondono... tu che hai risposto, continua a tenere salda la tua fede, so che ce la farai!
RispondiEliminati abbraccio
grazie a te per questo bellissimo racconto...emoziona solo a leggerlo, non oso immaginare cosa vuol dire viverlo...
RispondiElimina:')
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