35 anni fa la mafia ammazzava un mio concittadino: Giorgio Boris Giuliano.
Questa breve biografia è stata scritta dal fratello, Emanuele.
Giorgio Boris Giuliano, Giorgio per noi familiari Boris per i colleghi, è nato il 22 ottobre 1930 a Piazza Armerina. Si stabilì a Messina con la sua famiglia proveniente dalla Libia nel 1941. Durante la sua vita di studente mise in luce le sue qualità sportive militando da Universitario nel campionato di pallacanestro di Serie B nella squadra del C.U.S. Messina.
Nel 1963, vinto il concorso in Polizia, fu assegnato, su sua richiesta, alla Squadra Mobile di Palermo. Erano gli anni di quella che fu chiamata la “prima guerra di mafia” fra i Greco e i La Barbera in cui Giorgio Boris Giuliano ebbe modo di mettere in luce quelle qualità che lo portarono a essere considerato all’estero uno dei Poliziotti più bravi. Giorgio Boris Giuliano era un uomo sereno e amava la vita, amava la semplicità della vita. Amava i suoi cari ed i suoi figli, credeva nel suo lavoro che svolgeva con profondo senso del dovere mettendo in evidenza le sue peculiari doti di coraggio, acume professionale, capacità organizzative. Amava la gente convinto come era che il ruolo del “poliziotto” è quello, essenzialmente, di essere al servizio dei cittadini per dare loro, senza soluzione di continuità, una giusta dose di tranquillità; il “poliziotto”, sosteneva, deve essere nella strada in mezzo alla gente, perché è li che si insinua il pericolo criminale.
Sul fronte del contrasto alla criminalità mafiosa la Squadra Mobile di Palermo, durante la dirigenza di Boris Giuliano, ha conseguito notevoli successi sia dal punto di vista giudiziario sia acquisendo una notevole mole di notizie di grande spessore sul piano informativo, i cui sviluppi operativi matureranno negli anni successivi. La sua alta professionalità era supportata dalla perfetta conoscenza del territorio e dell’ambiente in cui operava; dalla invidiabile conoscenza della lingua inglese, dall’avere partecipato ai corsi di specializzazione dell’E.B.I. a Quantico in Virginia che, oltre alle nozioni tecniche e alla notevole esperienza acquisita, gli consentirono di stringere legami a livello personale. Questi legami, questa stima reciproca con i colleghi americani consentirono, nel giugno del 1979, a Giorgio Boris Giuliano, di concludere una importante azione investigativa che dimostrava la certezza della sua ipotesi: che la droga destinata al mercato d’oltreoceano era raffinata a Palermo, infatti sul nastro bagagli dell’Aeroporto di Palermo furono trovate due valigie provenienti dagli Stati Uniti, contenenti seicentomila dollari; qualche giorno dopo all’aeroporto di New York ci fu la conferma del suo teorema, la D.E.A. sequestrò eroina proveniente da Palermo per un valore di dieci miliardi. L’attività di Boris Giuliano si fa sempre più travolgente e penetrante nei mesi precedenti il suo assassinio; individua e persegue gli autori di una feroce rapina ai danni della Cassa di Risparmio; gli arrestati non sono criminali comuni ma fanno parte di una delle più feroci cosche mafiose di Palermo, quella dei “Marchese” di Corso dei Mille; il rinvenimento fortuito di una rivoltella in un bar dava il via ad una operazione di polizia di grande rilievo e importanza; la scoperta di un appartamento che era il rifugio di uno dei più pericolosi criminali dei “Corleonesi”: Leoluca Bagarella, infatti trova le sue fotografie, molte armi, quattro chili di eroina pura e soprattutto una agendina con dentro tanti nomi insospettabili. Ma l’azione investigativa di Boris Giuliano era orientata verso altri obiettivi, egli aveva intuito che dietro la mafia, dietro quell’accumulazione di tesori c’erano anche le Banche in Sicilia e altrove; nell’estate del 1979 l’unico che ficcava il naso nei conti bancari dei mafiosi palermitani era Giuliano; partiva dal ritrovamento di assegni addosso a Giuseppe Di Cristina, il Boss di Riesi ucciso nel 1978; gli era capitato fra le mani un libretto al portatore della Cassa di Risparmio con trecento milioni intestato a un nome di fantasia; si scoprirà poi che quel nome era quello usato da Michele Sindona nel suo viaggio dall’America a Palermo e che il denaro era suo. E c’era un’altra indagine che Boris Giuliano non aveva mai lasciato, quella riguardante il giornalista Mauro de Mauro scomparso una sera di Settembre del 1970; aveva perfino espresso una promessa ad un giornalista, che, proprio, in quell’estate del 1979, chiedeva se il caso De Mauro fosse ormai chiuso: “No – disse – scoprirò la verità su De Mauro, arresterò i suoi assassini, quanto prima ve ne darò conferma”.
Queste le tre azioni investigative su cui lavorava Boris Giuliano: il traffico di droga tra Palermo e l’America, l’affare Sindona, il caso De Mauro, quale delle tre è stata determinante nella decisione della sua eliminazione?
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