Di seguito riporto la parte riguardante la Regione Sicilia, poichè mi sembra utile per capire e tenersi informati su una vicenda che riguarda tutti noi.
Buona lettura.
GESTIONE DEI RIFIUTI NELLA REGIONE SICILIANA
Produzione dei rifiuti urbani a livello regionale e raccolta differenziata.
La produzione dei rifiuti in Sicilia ammonta per l’anno 2014 a 2.342.219 tonnellate. Tale quantità corrisponde ad una produzione pro capite pari a circa 462 kg/abitante anno. La produzione dei rifiuti in Sicilia è diminuita dal 2010 al 2014 del 10,3%. Tale andamento riflette quello della produzione a livello nazionale, correlato al trend degli indicatori socio-economici ed al consumo delle famiglie.
La raccolta differenziata nella Regione Siciliana nel 2014 ammontava a 292.972 tonnellate. Tale quantità rappresenta solo il 12,5 % del totale dei rifiuti prodotti, valore molto al di sotto dell’obbligo di legge del 65%.
Nel 2014, in controtendenza rispetto al resto del territorio nazionale, la quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato si è ridotta di oltre un punto percentuale, al 12,5% dal 13,2% dell’anno precedente.
Rifiuti differenziati
Le quantità raccolte in maniera differenziata nel 2014 sono pari complessivamente a 292.972 tonnellate di cui 125.829 sono costituite da frazione organica e 167.143 da frazione secca riciclabile.
La frazione secca viene conferita alle piattaforme Conai e quindi riciclata o recuperata al netto degli scarti.
In molti Comuni del territorio regionale la raccolta differenziata non viene ancora realizzata.
Rifiuti indifferenziati
Le quantità di rifiuto indifferenziato prodotte nel 2014 ammontano a 2.049.247 tonnellate. Questi rappresentano una quota pari all’89 % dei rifiuti urbani prodotti in Regione.
Di tali quantità solo 349.774 tonnellate sono state inviate, secondo modalità ordinarie, agli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB) prima di essere inviate al successivo smaltimento.
La restante quota, pari a 1.003.302 tonnellate, è stata quindi smaltita in deroga alle prescrizioni, ricorrendo a forme speciali di gestione dei rifiuti attraverso Ordinanze del Presidente della Regione ai sensi dell’articolo 191 del d.lgs. n. 152 del 2006.
Assetto impiantistico regionale
La frazione umida raccolta in modo separato è conferita nei 15 impianti di compostaggio presenti sul territorio, molti dei quali risultano non operativi per mancanza di materiale da trattare.
Tali impianti, sebbene presentino nominalmente una potenzialità complessiva autorizzata pari a 416.967 tonnellate annue, hanno trattato nel 2014 una quantità di rifiuti pari a circa 160.000 tonnellate.
Appare evidente che gli stessi siano sottoutilizzati e che l’attuale capacità installata potrebbe far fronte ad un flusso maggiore di frazione organica derivante da un auspicato incremento della raccolta differenziata. La capacità autorizzata degli impianti di compostaggio garantisce l’autosufficienza regionale anche al raggiungimento del 30% di raccolta differenziata.
Inoltre, la Regione prevede di realizzare ulteriori impianti di compostaggio per garantire il corretto trattamento della frazione organica anche al crescere della raccolta differenziata.
La gestione del rifiuto indifferenziato, solo a seguito dell’emissione dell’Ordinanza n. 5 del 2016, emanata previo rilascio dell’Intesa ai sensi dell’articolo 191 (comma 4) del Codice dell’Ambiente, avviene secondo quanto prescritto dalla medesima Ordinanza garantendo un pre-trattamento al rifiuto conferito in discarica. Ciò grazie all’installazione di impianti mobili di biostabilizzazione che, nelle more della realizzazione dei TMB previsti dalla pianificazione regionale, operano il pretrattamento del rifiuto. Al riguardo, si precisa comunque che in alcune aree vi sono degli approfondimenti tecnici in corso da parte delle autorità territoriali competenti, per verificare se vi è stato il pieno adeguamento rispetto alle previsioni della citata Ordinanza.
Gli impianti mobili rappresentano una soluzione tampone e provvisoria per garantire la corretta gestione del rifiuto fino al completamento della realizzazione degli impianti, dell’attivazione dei provvedimenti necessari per l’invio fuori Regione del rifiuto.
La Regione, nel contempo, sta provvedendo alla realizzazione e messa in esercizio degli impianti di TMB necessari al trattamento di tutti i rifiuti indifferenziati prodotti in Regione, in particolare presso le piattaforme integrate pubbliche di Enna, Gela e Messina, nonché presso la piattaforma privata sita a Siculiana.
Lo smaltimento dei rifiuti avviene esclusivamente tramite conferimento in discarica.
La capacità residua di trattamento in discarica, agli attuali livelli di smaltimento, garantisce l’autonomia regionale solo per 6 mesi e l’assenza di impianti di termovalorizzazione rende ancora più critica la situazione. Lo schema di decreto di cui all’art. 35 dello “sblocca Italia” ha individuato, per la Regione Siciliana, fabbisogni residui di incenerimento molto rilevanti (circa 700.000 t).
Stato attuale della pianificazione territoriale.
L’attuale piano regionale per la gestione dei rifiuti è stato predisposto dal Presidente della Regione Siciliana, nominato pro tempore Commissario Delegato per l’Emergenza Rifiuti in Sicilia. Tale piano è stato approvato con Decreto del Ministero dell’ambiente nel mese di luglio 2012, previo parere vincolante del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio. Con specifica prescrizione si è disposto che “Il Piano regionale per la gestione dei rifiuti in Sicilia dovrà essere sottoposto alle previste procedure di Valutazione Ambientale Strategica (VAS)”.
Nel mese di gennaio 2014, il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti della Regione Siciliana ha avviato la fase preliminare della VAS, procedura che si è conclusa con l’emanazione del Decreto da parte del Ministero dell’ambiente nel mese di maggio 2015. La Regione, a seguito anche della diffida del Presidente del Consiglio dei Ministri del mese di agosto 2015, ha approvato, con propria delibera (n. 2 del 18 gennaio 2016) il Piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani in Sicilia.
Il Piano approvato fa solo riferimento alla gestione dei rifiuti urbani, demandando ad altro documento quella dei rifiuti speciali.
Con la già richiamata Ordinanza n. 5 del 2016, il Presidente della Regione ha disposto l’aggiornamento del Piano regionale, anche alla luce dell’emanando DPCM ai sensi dell’articolo 35, comma 1, del decreto legge n. 133 del 2014 che contiene la ricognizione del fabbisogno di impianti di incenerimento di rifiuti a livello nazionale. In tale DPCM è prevista la realizzazione in Sicilia di una capacità complessiva di 700.000 tonnellate di incenerimento. L’Ordinanza stabilisce che l’approvazione del nuovo Piano possa avvenire con tempi ridotti rispetto a quelli previsti dal Codice dell’Ambiente, in modo da arrivare alla realizzazione di tutta l’impiantistica necessaria.
Stato emergenziale e Ordinanze contingibili ed urgenti ex art. 191 del d.lgs. n. 152 del 2006.
Per quanto riguarda la gestione dello smaltimento dei rifiuti nella Regione Siciliana, si fa presente che a partire dall’anno 2009 fino al 2014 tale gestione è stata caratterizzata da uno stato emergenziale, anno in cui è stata adottata una nuova ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile per favorire e regolare il subentro della Regione Siciliana nelle iniziative finalizzate al superamento della situazione di criticità in regime ordinario. Tuttavia, occorre segnalare che il 2014 e il 2015 sono stati di fatto contraddistinti da un regime straordinario autorizzato mediante ordinanze ai sensi dell’articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 da Presidente della Regione Siciliana.[3]
Tanto premesso, si va ad illustrare il percorso seguito dalla Regione Siciliana nel 2016 nell’ambito della gestione dei rifiuti.
Nello specifico, il 23 marzo 2016 il Presidente delle Regione Siciliana, con propria nota indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha richiesto lo stato di emergenza nel sistema di gestione dei rifiuti vista la scadenza dei termini di reitero dell’Ordinanza (emessa ai sensi dell’articolo 191 del d.lgs. n. 152/2006, il 31 maggio 2016).
A seguito di tale richiesta e all’esito della riunione tenutasi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Protezione Civile, si è verificata la non sussistenza delle condizioni per l’attivazione dei poteri straordinari ai sensi della Legge n. 225 del 1992. Per il caso di specie si è ritenuto, quindi, più opportuno il ricorso alle ordinanze contingibili ed urgenti ex art. 191 del Codice ambientale.
Con nota del 5 maggio, il Presidente della Regione ha nuovamente evidenziato la situazione di emergenza del settore rifiuti alla quale sarebbe andata incontro la Regione qualora non avesse potuto reiterare gli effetti dell’Ordinanza. Senza le misure straordinarie contenute in quest’ultimo atto, circa 3.000 tonnellate, delle 6.000 tonnellate di rifiuti prodotti al giorno, non avrebbero trovato impianti di smaltimento disponibili in Regione.
Alla luce di ciò, il Ministero dell’ambiente, con nota del 31 maggio 2016, ha inviato alla Regione le prescrizioni tecniche che necessariamente doveva contenere l’Ordinanza per aspirare al rilascio dell’Intesa ai sensi dell’art. 191, comma 4 del Codice dell’Ambiente, nonché le condizione che avrebbero necessariamente dovuto essere adempiute per il permanere della medesima.
Le prescrizioni contenute nella nota non solo stabilivano le condizioni tecniche per le quali sarebbe stato possibile il reitero dell’ordinanza ma chiedevano anche alla Regione un impegno concreto al riassetto della governance regionale, tenendo conto anche delle diffide della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 7 agosto 2015, nelle quali veniva richiesto alla Regione di procedere immediatamente alla riperimetrazione delle ATO.
In data 7 giugno 2016, il Ministero dell’ambiente ha concesso l’Intesa ai sensi del citato comma 4, dell’art. 191, sull’Ordinanza n. 5 del 7 giugno 2016 del Presidente della Regione. Nell’Ordinanza sono contenute le misure straordinarie per la gestione dei rifiuti, conformemente alle prescrizioni Ministeriali, nel rispetto della normativa comunitaria, ed un fitto programma di impegni ed azioni che la Regione è chiamata a mettere in atto nei 6 mesi di validità del provvedimento. Eventuali inadempienze determinano il venir meno dell’Intesa.
Le prescrizioni contenute nella nota ministeriale del 31 maggio 2016 si possono suddividere in tre categorie. Alla prima categoria appartengono gli adempimenti di ordine generale, volti alla necessaria riorganizzazione del sistema regionale di gestione dei rifiuti. Alla seconda categoria appartengono le prescrizioni necessarie a dare impulso alla raccolta differenziata. Infine, alla terza categoria appartengono le prescrizioni per il corretto pretrattamento dei rifiuti indifferenziati e il loro smaltimento in coerenza con le previsioni normative europee.
Le principali azioni che la Regione deve mettere in atto sono:
- approvazione del disegno di legge di riorganizzazione delle governance regionale in giunta regionale e successiva approvazione della Legge dall’ARS;
- presentazione di un programma di azioni per l’immediata realizzazione della rete impiantistica in grado di trattare i rifiuti prodotti in Regione nel rispetto della normativa europea;
- aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti per adeguarlo alle prescrizioni dell’emanando DPCM, redatto ai sensi dell’art. 35, comma 1, del d.l. n. 133 del 2014;
- attivazione della raccolta differenziata in tutti i Comuni della Regione ed in particolare nelle aree metropolitane, con l’obiettivo di incrementare la raccolta differenziata di un punto percentuale al mese;
- attivare le misure necessarie al corretto pretrattamento dei rifiuti indifferenziati prima del loro invio allo smaltimento;
- stipula di accordi regionali per lo smaltimento/recupero dei rifiuti in altre regioni;
- procedure di gara internazionali per lo smaltimento/recupero dei rifiuti in altri stati membri o in altre Regioni.
Il monitoraggio delle azioni e la verifica del rispetto della tempistica contenuta nelle disposizioni della predetta Ordinanza n.5 del 2016 sono svolti dalla Direzione Generale del Ministero dell’ambiente per i rifiuti e l’inquinamento (RIN) con il supporto dell’ANAC. La verifica intermedia dei risultati è stata fissata al 15 settembre 2016. Allo stato si è ancora in attesa di conoscere l’avviso dell’ANAC.
Dalle risultanze della Direzione Generale competente, ad oggi, risulta quanto segue.
Dall’attuazione dell’Ordinanza 5 del 2016 sono derivati i seguenti effetti positivi, che meritano di essere valorizzati:
a) pretrattamento del rifiuto prima dello smaltimento in discarica, grazie alla installazione degli impianti mobili, fermo restando quanto già detto in merito ad approfondimenti tecnici in corso in alcune aree della Regione;
b) adozione di un crono-programma concreto degli interventi necessari al rientro ad un regime ordinario di gestione dei rifiuti;
c) attivazione di un Ufficio per il coordinamento delle attività sulla raccolta differenziata;
d) approvazione in Giunta, e presentazione all’Assemblea Regionale siciliana, di un disegno di legge che provvede alla riorganizzazione della governance regionale nel settore, in conformità ai principi posti dalla legislazione statale;
e) presentazione di una proposta di aggiornamento del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani, in conformità ai contenuti dell’emanando DPCM ai sensi dell’articolo 35, comma 1, del d.l. n. 133 del 2014;
f) avvio dei lavori per la realizzazione delle piattaforme integrate di Enna e Gela;
g) avvio dei procedimenti di rilascio delle autorizzazioni e di modifica delle stesse per la realizzazione di nuove capacità per il trattamento dei rifiuti.
Tuttavia, complessivamente, le attività poste in essere dalla Regione non hanno ottemperato del tutto agli impegni assunti con l’Ordinanza n.5 del 2016. Tali risultanze, ad ogni modo, non possono considerarsi definitive stante l’istruttoria ancora in corso.
In particolare, sulla raccolta differenziata non sono stati raggiunti gli obiettivi previsti. La Regione, infatti, non ha messo in campo tutte le azioni di potenziamento della raccolta differenziata. Inoltre, pur avendo richiesto la disponibilità alle altre Regioni d’Italia, la Regione Siciliana non ha poi stipulato gli accordi per l’invio fuori dal suo territorio dei rifiuti. Né, tantomeno, ha avviato le procedure per lo smaltimento in altri impianti nazionali o esteri dei rifiuti prodotti in Regione.
In considerazione di ciò, la situazione esistente nella Regione Siciliana continua a necessitare di misure straordinarie, nonostante l’attività posta in essere dall’Amministrazione regionale abbia consentito di tamponare gli aspetti più gravi della situazione emergenziale.
All’esito dell’istruttoria, che dovrà tener conto delle valutazioni dell’Autorità Anticorruzione, si valuterà se reiterare tali poteri e con quali strumenti eventualmente farlo.
Procedure di infrazione
La Commissione europea ha aperto uno specifico progetto pilota (EU pilot 6582/14) sulla gestione dei rifiuti in Sicilia e sul mancato rispetto delle procedure di VIA e VAS nella fase di adozione del Piano di gestione dei rifiuti urbani nonché per la mancata realizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti previsti dal Piano stesso.
Peraltro, occorre segnalare che il Servizio competente della Commissione europea ha archiviato il caso indicato con le seguenti precisazioni: “La Commissione ha deciso di chiudere questa investigazione EU-Pilot, in quanto la procedura di VAS è stata espletata a posteriori per quanto riguarda il piano di gestione dei rifiuti. Tuttavia, poiché la Commissione ha delle perplessità in merito al sistema di gestione dei rifiuti nella Regione Siciliana, essa si riserva di esaminare in seguito il contenuto del Piano di gestione dei rifiuti”.
È invece in corso un altro contenzioso con la Commissione europea (EU pilot 7043/14) che riguarda i Piani di gestione dei rifiuti di molte Regioni e, nello specifico, anche il Piano di gestione dei rifiuti speciali della Regione Siciliana. La Regione è stata quindi più volte sollecitata a provvedere all’aggiornamento del Piano dei rifiuti speciali. Tuttavia sembra essere ancora molto indietro nella predisposizione dello stesso.
La Regione è, inoltre, inserita nella procedura di infrazione “Discariche abusive” con 10 discariche (di cui 1 ricadente in un SIN e 1 sita nel Comune di Racalmuto). L’Amministrazione regionale ha inviato certificazione di conclusione del procedimento ambientale, che è stato peraltro inoltrato in data 31 maggio scorso ai servizi tecnici della Commissione Europea per lo stralcio del pagamento della sanzione semestrale.
I Comuni e la Regione sono stati destinatari, nello scorso dicembre, di un atto di diffida ad adempiere alle attività per la risoluzione della procedura di infrazione in parola. Tuttavia, i termini sono trascorsi infruttuosamente ed è stata avanzata la proposta di commissariamento.
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