Ieri è stata una bella sorpresa, sintonizzandomi su raiuno, sentire Luca e Paolo dire: "odio gli indifferenti". Subito ho capito (e sperato) che si trattava degli scritti giovanili di Antonio Gramsci.
Stamattina sono tornato a rileggerlo, e lo voglio riproporre qui.
Le idee non muoiono, e pensare che a distanza di più di 90 anni, su un diario on line venga pubblicato questo brano, mi fa un pò emozionare.
Prima di leggere, un'ultima nota: Gramsci nacque nel 1891, questo brano risale al 17 febbraio 1917, fatevi due calcoli...sì, aveva 16 anni.
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Bellissimo! a me sto passo fa venire la pelle d'oca!
RispondiEliminaGramsci, fra l'altro, è emblematico nel suo concetto di meritocrazia che si deduce, secondo me, anche da questo brano, così come dai brani dei Quaderni in cui si parla di formazione e di scuola. Dico ciò perchè troppo spesso è stata utilizzata l'implicazione (non) logica "se sei di sinistra allora non sei per il merito". Questo brano, e tutta la filosofia di Gramsci dimostrano esattamente il contrario.
Grazie per aver sottolineato questo aspetto della meritocrazia.E' vero quel binomio è spesso, purtroppo, luogo comune.
RispondiEliminaCercherò di leggere i Quaderni di cui mi parli,puoi darmi qualche coordinata a riguardo?
grazie :)
"I Quaderni dal carcere" sono una raccolta di scritti di GRamsci nel periodo in cui fu in carcere. In essi c'è di tutto, dalla pedagogia alla critica letteraria, passando per la filosofia e la storia e tanto tanto altro. LA loro critica rappresenta tutt'oggi un lavoro complicato che coinvolge migliaia di studiosi in tutto il mondo. I Quaderni non sono da leggere la sera seguendo un filo lineare come se fosse un romanzo:in realtà vanno letti come un'enciclopedia, vanno consultati, per cui potrei prestarteli ma sarebbe come prestarti la Treccani! Quando ti laurei te li regalo io va!
RispondiEliminaciao ciao
eheheheh ho capiiito sei stato molto chiaro!!
RispondiEliminaGrazie per il pensiero, allora mi aspetto questo regalo!! :-)))
ciau ciau
è arrivato il regalo, dottore? comunque cercherò al più presto di regalarmeli, questo brano dà i brividi...fa pensare e riflettere sulla pochezza della massa e la sua colpevolezza!
Eliminawei ciaooo!!
Eliminaè vero, ha messo i birividi anche a me, mi succede ogni volta che lo leggo. Ancora di più se penso che aveva 16 anni, e parla ancora oggi ad ognuno di noi.
Un abbraccio!:)
Se è nato nel 1891, nel 1917 aveva 26 anni.
RispondiEliminaIl post è stato scritto 10 anni fa, se guarda bene vedrà che la data di pubblicazione è 18 febbraio 2011.
RispondiElimina