domenica 31 dicembre 2023

"Fare bene", dai Promessi Sposi.

Alcuni giorni fa, in occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, Sergio Castellitto ha letto in Senato un passaggio dei Promessi Sposi (conclusione, cap.28), in cui Manzoni fa un'interessante digressione sulla natura umana, che mi sembra sempre molto attuale e che vorrei condividere con tutti voi, lasciandone traccia in questi Appunti.
Ne approfitto per augurare a tutti i miei lettori un 2024 pieno di curiosità, di musica, di salute e di energia per affrontare le sfide che si presenteranno o che noi stessi ci sceglieremo.

Buona lettura!

L'uomo, fin che sta in questo mondo, è un infermo che si trova sur un letto scomodo piú o meno, e vede intorno a sé altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello: e si figura che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena s'è accomodato nel nuovo, comincia, pigiando, a sentire qui una lisca che lo punge, lí un bernoccolo che lo preme: siamo in somma, a un di presso, alla storia di prima. E per questo, soggiunge l'anonimo, si dovrebbe pensare piú a far bene, che a star bene: e cosí si finirebbe anche a star meglio.

sabato 23 dicembre 2023

"AUGURI!": da dove viene questa parola?

E' probabilmente la parola che pronunciamo di più in questi giorni: "Auguri". Con tutte le altre declinazioni del caso: "a te e famiglia", "sinceri", "di cuore", "-issimi", "-oni", ecc ecc.

Ma dove viene questa parola? Saperne qualcosa di più può renderci più consapevoli quando la pronunciamo.

L’etimologia del termine Auguri deriva dall’unione di due vocaboli latini: av-is (o au-is) = uccello, volatile + gero = portare, rivelare, compiere, mostrare o agire. Nell’antica Roma (e anche tra gli Etruschi), l’àugure era un sacerdote il cui compito era interpretare la volontà e i segni degli dèi. Tali sacerdoti dovevano trarre gli auspicia, una sorta di segni, dall’interpretazione del comportamento degli uccelli: in particolare il volo, i versi e il modo di fare dell’animale. Monitorare i loro segnali serviva a capire se gli dèi approvassero o meno l’agire degli umani sia in ambito pubblico che privato. Auspicia, infatti, deriva da aves specere, ovvero “osservare gli uccelli” . Il sacerdote non doveva lasciarsi sfuggire alcun suggerimento ma solo comunicare se qualcosa su cui si era già deciso o era imminente nel compiersi, incontrasse l’approvazione o lo sdegno degli dei.

Detto questo, la parola "Auguri", per come la usiamo oggi e collegandola al significato originario, dovrebbe significare qualcosa tipo "prevedo che ciò che hai deciso o deciderai di fare si realizzerà e andrà molto bene, perchè il favore degli Dei (o di Dio) è con te".

E allora...AUGURI a tutti i lettori di Appunti Pindarici!