martedì 29 luglio 2014

Elezione di Juncker: innovazione istituzionale e "parlamentarizzazione" apparente - di Licia Gallo

Elezioni europee: se ne sono dette di tutti i colori. Alcuni hanno giustamente ricordato l'unicità di questa tornata elettorale rispetto alle passate.
Ma perchè?? Cos'avevano di così diverso queste elezioni?

Licia Gallo, con il suo articolo di oggi, ci aiuta a capirlo un po' meglio.

Buona lettura.


L'elezione di Jean-Claude Juncker ai vertici della Commissione europea può essere considerata una innovazione dal punto di vista istituzionale poiché crea un importante precedente che non potrà essere ignorato dalla futura legislatura in poi. Il Trattato di Lisbona stabilisce che il Consiglio europeo, “tenuto conto delle elezioni del Parlamento Europeo” e “deliberando a maggioranza qualificata”, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della Commissione. 
I nomi tra cui il Consiglio può individuare il proprio candidato non possono essere diversi da quelli presentati dai partiti al momento delle elezioni come candidati alla presidenza della Commissione. Ciò significa che i partiti europei porranno d’ora in poi un’attenzione sempre maggiore nella scelta dei candidati e che, di conseguenza, non sarà possibile per il Consiglio non tenere conto politicamente di queste preferenze. Il risultato è una, si potrebbe dire, apparente parlamentarizzazione del sistema dovuta al fatto di aver preso alla lettera il Trattato di Lisbona.

Nel corso degli ultimi avvenimenti che hanno visto protagonista Renzi in Europa, è prevalso il principio nomina sunt sequentia rerum, allo scopo di elaborare ed approvare un documento programmatico che tracciasse le priorità politiche pluriennali cui anche la Commissione (e ovviamente il suo Presidente) ed il Parlamento europeo dovessero attenersi. Tali priorità politiche, dunque, sono state decise e trascritte in un documento elaborato dal Consiglio con metodo intergovernativo (consultando i Capi di stato e di governo) e non sovranazionale, prima ancora di decidere chi nominare come presidente della Commissione. 
E’ chiaro che ciò si pone in netto contrasto con il maggiore livello di parlamentarizzazione raggiunto, un’ipocrisia malcelata. 
Il Parlamento non è stato consultato su questo tema, non si è espresso.

Lo stesso problema si pone nel coinvolgimento del Parlamento in codecisione con riguardo alle decisioni da prendere sulle risorse proprie per la realizzazione degli obiettivi di crescita a livello federale europeo, così come nello stabilire le modalità con cui spendere i fondi disponibili e indirizzarli a certe categorie di investimenti piuttosto che altre (ovvero ciò che si stabilisce con il documento di policy pluriennale).

Rispetto alle opportunità rappresentate dalla presenza di Juncker a capo della Commissione europea, bisogna considerare l’enunciazione delle priorità politiche e di intervento  dell’ex presidente dell’Eurogruppo, fatta durante il discorso che ha preceduto il voto di fiducia del Parlamento europeo. La prima priorità di Jean Claude Juncker è rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti, quindi nei primi tre mesi presenterà un ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti che attraverso la Bei e il bilancio europeo muoverà fino a 300 miliardi di euro in tre anni.

Inoltre, nonostante gli argomenti contrari di Cameron, la scalata di Juncker alla guida dell'esecutivo Ue è stata sostenuta dal Ppe, di cui l'ex presidente dell'Eurogruppo era il candidato, e da un blocco parlamentare formato, oltre che dai conservatori, dai socialisti e rinforzato da liberali e centristi. C’è stata dunque una forte convergenza delle maggiori forze politiche europee sulla scelta di questo candidato, che fondamentalmente rappresenta la continuità politica del sistema.

5 commenti:

  1. Io, da cittadino europeo ed europeista, spero in una maggiore presa di posizione del parlamento europeo, e anche di tutto l'esecutivo. Non ha senso avere i doveri di una coalizione ma i diritti di stati singoli. Bisogna accelerare l'Unione politica e economica, oppure abbandonare il progetto.

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    1. Ciao Pietro! Sono perfettamente d'accordo con quello che scrivi! Il problema è proprio questo: rispetto al progetto originario che attribuiva alla Commissione non solo il monopolio dell'iniziativa legislativa ma anche una funzione esecutiva, a partire dal patto Europlus 2011 questo principio si è incrinato. L'esecutivo di oggi è quantomeno bicefalo: Commissione e Consiglio sono le due teste. L' accelerazione dell' UEM, a mio parere, sta procedendo a passo veloce. Six Pack, Two Pack e l'introduzione in Costituzione del vincolo del pareggio di bilancio ne sono i principali strumenti. Il fatto, credo, sia imporre quel principio della separazione dei poteri tipico del costituzionalismo liberale anche in Europa. Grazie a questo è possibile individuare "chi fa cosa" e "chi è responsabile" e forse il conflitto politico dal livello degli Stati passerebbe a quello delle istituzioni come dovrebbe essere. La tradizione costituzionale e politica europea ci offre moltissimi strumenti, il problema è adattarli alle esigenze di un nuovo contesto, molto più ampio e complesso. L'Europa unita è una visione grandiosa, affascinante, un progetto unico nel suo genere ma anche un esperimento complicato. Grazie mille per il tuo commento! Se ti interessa qualche altro piccolo approfondimento posso inviarti quache altra cosa che ho scritto! Ciao!

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    2. Non entro nel merito, perché sconosco i passaggi tecnici e i cambiamenti che stanno avvenendo negli ultimi anni, però (e il mio può sembrare un discorso pentatonico ma non lo è) quello che manca è la responsabilizzazione di tutte queste figure (mi interessa poco se nazionale o europeo, ma se il governo/parlamento fa una cazzata deve pagare, punto) e una chiara comunicazione alla popolazione (niente spot superpagati per dirmi "l'europa è bella!") facendo capire loro chifacosa, e soprattutto perchéfannocosafanno. Ripeto purtroppo manca la volontà della popolazione, è un progetto nato tra filosofi e persone di larghe vedute dalla mente aperta e pulita, i nostri rappresentanti non rappresentano noi e i nostri bisogni ma quelli di altri gruppi di persone, quindi fanno quel che interessa loro, e basta. Ho troppa sfiducia nella politica (in generale, senza distinzioni di sesso, razza e colore) per poter credere che un giorno avremo un governo unico, un parlamento unico e una economia unica davvero. L'Europa unita è la Salerno-ReggioCalabria della politica....

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  2. Ciao compare Petruzzu!! Come va?
    Grazie a te per il contributo e grazie all'esperta Licia che è così disponibile a spiegare queste difficili tematiche.
    Licia, mi ha colpito soprattutto la tua frase finale: "L'Europa unita è una visione grandiosa, affascinante, un progetto unico nel suo genere ma anche un esperimento complicato."

    Pietro, quando lo fai un salto a Roma?:)

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    1. spero di avere presto i $$$$ per farlo ^_^ dovrei, sempre che qualcuno mi accrediti, venire a novembre per il festival del cinema, speriamo bene, in caso mi couchserfo da te! :D

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