giovedì 5 febbraio 2015

Lettera aperta a un amico musulmano - Confronto sull’islam e sulla barbarie dell’Isis

La presente lettera è stata scritta da Francesca Paci, giornalista della Stampa che da anni lavora in Medio Oriente.

Aggiungo questa lettera agli Appunti perchè anche io, in questi mesi, mi sono confrontato con i miei amici musulmani: ad alcuni di loro ho tentato di dire le stesse parole, una ad una, che ha scritto Francesca Paci (alla quale ho già fatto i complimenti su twitter).

Buona lettura.


Caro Mohammed, 

amico con cui da anni discuto dei rapporti tra islam e occidente, dei pregiudizi, dei ponti da costruire al posto dei muri, delle nostre colpe e della vostra ipersensibilità, voglio scriverti oggi perché ho ancora l’amaro in bocca per la nostra telefonata di ieri, mentre la Rete moltiplicava le immagini del pilota giordano Muad Kassasbe bruciato vivo dagli assassini dello Stato Islamico (e poi vendicato dalla Giordania con un’ennesima esecuzione che come denuncia anche Amnesty non risolve il problema). Lo so, preferisci che non chiami Stato Islamico la banda criminale di al Baghdadi, preferisci l’acronimo arabo di “daesh”, quello adottato ufficialmente dalla Francia per evitare qualsiasi associazione tra la tua religione e la barbarie all’opera in Siria e in Iraq. Hai ragione, le parole contano, anche in Gran Bretagna ormai si dice quasi sempre “daesh” perché giustamente l’aggettivo “islamico” è neutro e non ha alcuna connotazione violenta. Al netto della necessaria correttezza lessicale però, mi duole che il tuo disgusto per l’ennesima feroce esecuzione firmata “daesh” non arrivi fino in fondo, come non è arrivato fino in fondo dopo l’attentato al settimanale francese Charlie Hebdo, come non è arrivato fino in fondo dopo la decapitazione del giornalista americano James Foley e degli altri ammazzati dai boia incappucciati, come non arriva più fino in fondo quando ripensi a posteriori agli aerei che si schiantano sulle Torri Gemelle nel cielo sopra New York. 

Avevi 17 anni l’11 settembre del 2001, ci siamo conosciuti poco dopo. Mi hai raccontato che restasti scioccato, che non avevi alcuna simpatia politica per gli americani anche se ascoltavi Moby, che detestavi il sostegno di Washington a Israele e al regime dell’allora Faraone Mubarak (per questo hai partecipato alla rivoluzione di piazza Tahrir), che senza alcuna profonda empatia restasti ugualmente ammutolito. Anche 14 anni fa, nell’enfasi del momento, hai pensato che tutte le possibili malefatte degli Stati Uniti non meritassero quella carneficina, l’hai pensato mentre già tra i tuoi amici, sui giornali egiziani, nei programmi tv iniziavano a serpeggiare insidiosi il virus del giustificazionismo e la tentazione di credere al complotto. Alla fine, sotto sotto, sebbene tu sia troppo per bene per credere che la Cia o la Casa Bianca o il Mossad abbiamo davvero pilotato Mohammed Atta, hai cominciato a congetturare, tu quoque, che mah, forse qualcosa di strano dietro alle Twin Towers c’era pure... L’hai cominciato a pensare perché sei cresciuto, ti sei laureato in ingegneria informatica e hai preso a viaggiare in un mondo che ti guardava diversamente perché ti chiamavi Mohammed e hai sviluppato una ipersensibilità verso qualsiasi discorso sull’islam. Io questo lo capisco, so quanto siano stati pesanti questi ultimi anni per chi come te prega senza farlo pesare a nessuno e mi accompagna a cercare una birra nella Cairo in pieno Ramadan. 

Eppure quando commenti con me gli orrori compiuti nel nome della tua religione senti sempre il bisogno, e lo senti sempre più spesso, di spiegarmi che l’islam non c’entra, che il Corano è un libro di pace, che le parole del Profeta Maometto sono parole di amore, che la moderazione è la cifra delle tue preghiere e che gli assassini sono falsi musulmani la cui opera profanatrice fa comodo dietro le quinte a chissà chi. Anche ieri l’hai fatto, mentre la gabbia dentro cui ardeva il povero 24enne catturato a dicembre (musulmano anche lui) ci sbatteva in faccia tutto il peggio dell’odio giustificato da presunte missioni indicate da Dio. Ma a chi vuoi che faccia comodo, Mohammed? La Storia dell’uomo è costellata di orrori su cui si sono disfatte e costruite civiltà, se dovessimo leggerla sempre nell’ottica di chi-si-è-avvantaggiato-di-cosa non ci sarebbe Storia. Siccome il presidente Francese Francoise Hollande ha visto la sua popolarità lievitare dopo Charlie Hebdo, dobbiamo sospettare che abbia architettato lui l’attentato? Siccome ogni stupro di gruppo commesso in India accende l’interesse mediatico su una tragedia altrimenti ignorata, dobbiamo sospettare che le donne abbiano interesse a essere violentate? Siccome più bambini muoiono a Gaza e più cresce il biasimo internazionale verso il blocco imposto da Israele, dobbiamo sospettare che ad ammazzarli siano i palestinesi?  

Quando la mia religione, il cristianesimo, passava a fil di spada gli infedeli dietro le insegne delle Crociate chi se ne avvantaggiava? Chi armava le mani dei conquistadores muniti di croce e spada in America Latina? Quale falsa lettura dei libri sacri giustificava l’azione della Chiesa nell’Irlanda delle Case Magdalene, i famigerati istituti di suore che accoglievano le ragazze ritenute “immorali”? La Chiesa, tardi e male quanto vuoi, si è presa carico del suo passato e della sua storia. E quando non l’ha fatto la Chiesa l’hanno fatto i cristiani. E quando anche i cristiani riluttavano l’hanno fatto gli atei, i volteriani, gli irriverenti. Quando riuscirai a dirmi senza omissioni che i tagliagole di al Baghdadi pregano come te, si rivolgono verso la Mecca come te, che osservano lo stesso digiuno rituale e che sono un cancro nato all’interno della tua famiglia senza che neppure chi davvero se ne avvantaggia (come per esempio il criminale Bashar Assad) abbia avuto influenza sulla genesi di quella follia? 

In realtà chi ha alimentato questa follia chiamata “daesh” esiste ma, perdonami Mohammed, non si trova a Washington né a Gerusalemme. Per quanto la criminale guerra di Iraq voluta da George W. Bush abbia scoperchiato il vaso di Pandora, per quanto la morte dei bambini di Gaza squassi il cuore, per quanto le cerimonie di nozze afghane devastate dai droni killer siano deprecabili, le menti di quelli che bruciano oggi il pilota giordano (ma anche Charlie Hebdo) sono piene delle idiozie diffuse negli ultimi trent’anni da una pubblicistica religiosa che propaga una visione basica dell’islam, elementare, ignorante, fatta solo di haram/halal (vietato/permesso).  

Hai ragione, è una versione dell’islam da analfabeti, due dei foreign fighters partiti da Birmingham per andare a combattere in Siria aveva prima comprato su Amazon il manuale “Islam for dummies”. Hai ragione, lo so, l’islam è molto altro e il Corano come la Sunna sono testi ricchissimi. Ma è inutile girarci intorno, si tratta comunque di una pubblicistica islamica, edita nel Golfo, pile e pile di libri che si basano sulla più rigida delle 4 scuole islamiche (quella hanbalita) e sulla dottrina ultraortodossa wahabita, sono testi zeppi di parole che conosci bene e che riconosci perché sono la distorsione di quelle stesse che leggi tu. Perché i sanguinari vendicatori di Parigi volevano far tacere chi irrideva il tuo Profeta e per quanto quelle vignette fossero insultanti o perfino volgari i loro autori sono stati ammazzati da chi invocava il nome del tuo Dio. E solo quando, amico Mohammed, ti metterai a piangere di fronte alla sagoma di Muad Kassasbe che si squaglia nel fuoco senza pensare a chi c’è veramente dietro, senza spiegarmi che quelli di “daesh” non sono musulmani perché l’islam proibisce l’odio (ma loro, me l’hanno spiegato ad Anversa, pensano di essere musulmani più bravi di te), solo quando la tua condanna della barbarie andrà fino in fondo guardando dentro lo specchio i tuoi fantasmi (oggi anche miei) saremo insieme nella battaglia per la nostra sopravvivenza. E vinceremo.


3 commenti:

  1. Nelle scuole dovrebbe esser letta questa lettera; nlle associazioni e nelle squadre sportive; ovunque e sempre. Riesce a fare un excursus storico-politico degli ultimi dieci anni in poche righe. Meraviglioso.

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  2. eh si, sono veramente d'accordo con te. Se avessi la traduzione in inglese la farei leggere ai miei amici turchi...grazie per seguire il mio blog Pietro!!:)) ciauu

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    1. è sempre un piacere leggerti o leggere le cose interessanti che trovi sullinternet ^_^ e poi sempre argomenti diversi, sempre robe piacevoli, e senza eccesso di pubblicazioni che portano alla non sopportazione...

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