sabato 2 luglio 2011

"La lettera incriminata" di don Milani

In questi giorni sto leggendo un pò di scritti di don Milani (1923 - 1967), un sacerdote che tutti dovremmo conoscere prima di parlare della "Chiesa" come quella solita struttura che parla bene e razzola male...i preti con i soldi...e tutte i soliti luoghi comuni.
Per degli screzi con il vescovo fu mandato in un piccolissimo villaggio vicino Firenze: Barbiana. 
La sua scuola era alloggiata in un paio di stanze della canonica annessa alla piccola chiesa.
Con il bel tempo si faceva scuola all’aperto sotto il pergolato. La scuola di Barbiana era un vero e proprio collettivo dove si lavorava tutti insieme, dove la regola principale era che chi sapeva di più aiutava e sosteneva chi sapeva di meno, 365 giorni all’anno. In questa scuola iniziò il primo tentativo di scuola a tempo pieno espressamente rivolto alle classi popolari e tra le altre cose, sperimentò il metodo della scrittura collettiva.
In seguito ad una sua lettera (scritta insieme a tutti i suoi ragazzi) in difesa dell'obiezione di coscienza (pubblicata dal settimanale "Rinascita" il 6 marzo 1965), dove ancora una volta si distaccava dall'insegnamento e dalla tradizione cattolica, venne processato apologia di reato ed assolto in primo grado, ma morì prima che fosse emessa la sentenza di appello.
Comunque la biografia di don Milani è piena di eventi interessanti, se volete andatevela a leggere!!

Quella che riporto di seguito è una piccola parte della "lettera incriminata" che don Milani scrisse ai cappellani militari di Firenze, che in una loro lettera precedente avevano definito l'obiezione di coscienza un "insulto alla Patria", "estraneo al comandamento cristiano dell'amore" ed "espressione di viltà".

Buona lettura.

[...] Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette ad aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l'Obbedienza "cieca, pronta, assoluta" quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo?
Così la Patria andò in mano ad un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina, e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei anni tragici quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra "Patria", quelli che di quella parola non avevano mai voluto approfondirne il significato, quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa). [...]

Ma in questi cento anni di storia italiana c'è stata anche una guerra "giusta" (se guerra giusta esiste).
L'unica che non fosse offesa alle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana. Da un lato c'erano dei civili, dall'altro dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall'altro soldati che avevano obiettato.
Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i "ribelli", quali i "regolari"?
Poi, per grazia di Dio la nostra Patria perse la guerra che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati.
Certo, dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini e operai trasformati in aggressori dall'obbedienza militare. Quell'obbedienza che cappellani esaltate senza nemmeno un "distinguo" che vi riallacci alla parola di San Pietro:"Si deve obbedire agli uomini o a Dio?". E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro.
In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li onora permettendo loro di servire la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione.
Del resto anche in Italia c'è una legge che riconosce l'obiezione di coscienza. E' proprio quel Concordato che voi volete celebrare. Il suo terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei Preti.[...]
Rispettiamo dunque la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quello della sua vittima.
Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che , avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.

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