giovedì 31 maggio 2012

Ricordi su Pio La Torre

Ho appena letto una breve testimonianza su Pio La Torre.
Si parla di lui, del suo assassinio e della manifestazione di Comiso contro i missili americani.
C'erano pure i miei genitori a quella manifestazione.
Chi parla è Rosolino Cottone, amico intimo di Pio, ex partigiano. 
Nome di battaglia: "Esempio".


Mi chiamo Rosolino Cottone, di Palermo, ho 80 anni. Ho fatto il partigiano sull'Appennino tosco-emiliano con la 31° Brigata Garibaldi. Per quell'esperienza mi hanno fatto fare la guardia del corpo prima a Li Causi e poi a La Torre...
Con Pio abbiamo cresciuto insieme. Io gli andavo sempre dietro. Ero armato, certo, ma l'arma non me la vedevano mai.
Con La Torre eravamo due fratelli. Lui era uguale a noi, era un combattente. Poi io sono diventato anziano.
La cosa che più ricordo di lui quella mattina a Palermo, che lui non si meritava di morire. In che senso mi ricordo? L'autista di La Torre si chiamava Di Salvo, e a lui non ci arrivò la mente che quando camminava con la macchina, quella mattina un'altra macchina ci andava dietro.
La Torre abitava in corso Pisani e la sera prima mi dice a me: "Cottone, mi raccomando, domani mattina verso le otto a casa mia". Alle otto ero lì, ma che ne sapevamo che gli assassini erano già lì anche loro? Erano giù.
In casa La Torre dice a Di Salvo: "Fai il caffè a Rosolino, che deve andarmi a fare delle commissioni". Io ho preso il caffè e sono andato. Arrivo in federazione verso le nove e mezzo e il portiere appena mi vede mi urla:"Cottone! Ammazzarono a La Torre e Di Salvo".
"Ma cosa dici?", urlai io, ma corsi via come un dannato, la polizia cercò di bloccarmi, ma urlavo dalla rabbia e mi fecero passare e arrivai alla macchina tutta insanguinata.
La Torre è sepolto qui, ai Cappuccini. Si può entrare ai Cappuccini, sulla lapide c'è scritto il suo nome. Era un bravissimo compagno, duro e forte.
Mi dice a me, eravamo a Comiso, la mattina del grande comizio. C'erano tanti contadini, tanti operai venuti a Comiso per il discorso di La Torre, erano più di cinquemila anche dai paesi attorno.
Allora La Torre mi dice a me: "Comandante ma pecchè sono accussì poco?", così mi parlava, e io gli faccio: "Scusa La Torre, sono più di cinquemila. Tu quanti ne vuoi?", ci faccio a lui.
Non si contentava mai, voleva sempre di più nella lotta popolare.

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